Oggi ho ripreso 'Un grande Paese' di Luca Sofri e l'ho aperto a pagina centocinque, là dove avevo sistemato con cura un'orecchia:
"Niente e nessuno suggerisce più ai giovani di costruire qualcosa di grande, impegnato, generoso, per sé o per gli altri. Non ci sono più richieste esplicite, né consuetudini implicite".
Sofri, partendo dalla figura di Piero Gobetti, sottolinea la necessità, oggi, di individuare figure di riferimento che sappiano generare idee (e ideali) e indicare percorsi.
Si parva licet, oggi non c'è riassunto migliore di questa giornata in cui Pippo Civati ha dato l'esempio al suo coetaneo Renzi, al Segretario del suo Partito, che potrebbe essergli padre, e all'intera classe politica italiana.
Stare in un Partito vuol dire confrontarsi con tutti, non solo con gli amici o con quelli che ti invitano a parlare. Ed è giusto, anzi esemplare, arrivare sottovoce senza annunci roboanti, registrarsi come tutti, sedersi verso le ultime file ed ascoltare. Lontano dai riflettori, tra la gente comune.
Perché ascoltare è l'unica condizione che permette di trarre una sintesi, tracciare un percorso.
E Pippo, che la lezione l'ha appresa, ha messo da parte personalismi e incomprensioni, dando l'esempio a chi dovrebbe darglielo. Con stile nuovo, proprio a Firenze.
Se questo è il segno dei tempi, prendiamoci il nostro tempo e costruiamolo ora un grande Paese. Tutti assieme.
Ah, dimenticavo: #occupypd, su Twitter.
Ah, dimenticavo: #occupypd, su Twitter.
Tra Civati e Renzi c'è un abisso, in fatto di classe e saggezza. Renzi è un concentrato di arroganza, buffonaggine e maleducazione, al di la delle sue idee che possono piacere o meno (a me la maggior parte non piace).
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