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sabato 29 ottobre 2011

Uno stile nuovo, a Firenze.

Le orecchie alle pagine dei libri rappresentano un attestato di stima all'autore, un ringraziamento per averci fatto godere del suo stile, della sua scrittura o dello spessore delle sue riflessioni. Rappresentano anche un invito a ritornarci, su quelle pagine.

Oggi ho ripreso 'Un grande Paese' di Luca Sofri e l'ho aperto a pagina centocinque, là dove avevo sistemato con cura un'orecchia:

"Niente e nessuno suggerisce più ai giovani di costruire qualcosa di grande, impegnato, generoso, per sé o per gli altri. Non ci sono più richieste esplicite, né consuetudini implicite".

Sofri, partendo dalla figura di Piero Gobetti, sottolinea la necessità, oggi, di individuare figure di riferimento che sappiano generare idee (e ideali) e indicare percorsi.

Si parva licet, oggi non c'è riassunto migliore di questa giornata in cui Pippo Civati ha dato l'esempio al suo coetaneo Renzi, al Segretario del suo Partito, che potrebbe essergli padre, e all'intera classe politica italiana.




Stare in un Partito vuol dire confrontarsi con tutti, non solo con gli amici o con quelli che ti invitano a parlare. Ed è giusto, anzi esemplare, arrivare sottovoce senza annunci roboanti, registrarsi come tutti, sedersi verso le ultime file ed ascoltare. Lontano dai riflettori, tra la gente comune.

Perché ascoltare è l'unica condizione che permette di trarre una sintesi, tracciare un percorso.

E Pippo, che la lezione l'ha appresa, ha messo da parte personalismi e incomprensioni, dando l'esempio a chi dovrebbe darglielo. Con stile nuovo, proprio a Firenze.

Se questo è il segno dei tempi, prendiamoci il nostro tempo e costruiamolo ora un grande Paese. Tutti assieme.

Ah, dimenticavo: #occupypd, su Twitter.

Un week end da Richetti

Cinque motivi per cui non ho capito cosa ci faccia Richetti alla Leopolda.




È così fuori luogo, lì, sul palco, che gli capita spesso di incantarsi. E si incanta così a lungo che sono costretto a fare refresh sulla diretta streaming.

Quando non si incanta fissa il frigo alle spalle di Faraone e teme che la tanto sospirata sorpresa della Leopolda sia Andrew Howe che esce dal frigo con i Kinder Bueno.

Dilemma numero uno: perché quando parlo io Renzi cazzeggia sul Mac? E poi, perché Renzi ha il Mac ed io no?

Dopo l'infornata di fiorentini di ieri sera (non che oggi ce ne siano po'hi!), stanotte ha fatto un incubo. Era in Curva Fiesole e parlava con la C aspirata.

Dilemma numero due: se al tavolo siamo in tre, perché il microfono super figo ce l'ha sempre e solo lui, il padrone di casa?